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“Ho avuto sete”. L’acqua potabile da Modena all’Africa

“Ho avuto sete”. L’acqua potabile da Modena all’Africa

di Francesca Palagi

Nel 2012 è nata “Ho avuto sete”, l’associazione modenese che si impegna a spegnere le tante forme di sete presenti nel mondo. Nei progetti umanitari realizzati dall’associazione, l’acqua diviene così elemento di incontro, di relazione e soprattutto di cooperazione, oltre che di educazione e sviluppo. Nata durante una cena di amici, oggi l’associazione conta 47 progetti nel mondo. Insieme ad Alessandra, volontaria e presente fin dalla nascita di questa associazione, ripercorriamo la storia che ha portato “Ho avuto sete” a operare in varie parti del mondo e a sensibilizzare la consapevolezza di quanto sia importante, fondamentale e vitale l’acqua, troppo spesso data per scontata.

Quando e dove la prima goccia ha dato il via al progetto “Ho avuto sete”?

La prima goccia di questo cammino è stata lanciata durante una cena di amici e lavoratori. È iniziata un po’ per gioco e nessuno di noi poteva pensare che sarebbe diventata una cosa così importante e seria…. è andata decisamente oltre le nostre aspettative! In quella cena ci siamo trovati a parlare della possibilità di aiutare le persone in difficoltà nei paesi dell’Africa Subsahariana. È stato Andrea Balestrazzi, fondatore e anima della nostra associazione, a dare l’idea di concentrarsi sull’approvvigionamento dell’acqua. Fin da subito ci siamo trovati tutti d’accordo sul fatto che l’acqua sia un elemento troppo spesso sottovalutato, probabilmente perché da noi, qui in Italia, viene considerato “illimitato” e abbondante. Purtroppo, però, miliardi di persone in tutto il mondo non hanno accesso a servizi igienici adeguati: in questi contesti, anche una risorsa fondamentale e “semplice” come l’acqua viene messa in discussione.

Nello storico del vostro sito, come primissimo progetto, viene però segnalato un progetto sul territorio dell’Emilia-Romagna.

Esatto, il terremoto del 2012 ha cambiato le nostre priorità e abbiamo dovuto concentrare le forze sul nostro territorio, rispondendo all’emergenza del tempo. Una volta affrontata questa crisi, la nostra associazione si è indirizzata in particolare verso l’Africa per realizzare pozzi d’acqua. Oggi la nostra associazione opera in 15 Paesi.

I vostri progetti hanno quindi come obiettivo solo la realizzazione di pozzi idrici? 

No, la nostra mission primaria è quella di portare acqua potabile dove manca, attraverso la costruzione di impianti idrici e pozzi in aree e villaggi che lo necessitano, tuttavia cerchiamo sempre di ascoltare il territorio in cui operiamo in uno spirito di cooperazione. La sete che proviamo a soddisfare riguarda molteplici ambiti, come appunto la costruzione di pozzi in Burkina Faso, la costruzione di un reparto di accoglienza per detenuti colpiti da malattie infettive per il carcere in Malawi, le campagne di informazione e vaccinazione riguardanti varie malattie, come l’epatite B in Burkina Faso. Inoltre, un altro obiettivo importante per noi è la sensibilizzazione sul territorio: ci impegniamo a realizzare iniziative culturali che possano educare la nostra cittadinanza ai problemi legati al bisogno idrico sempre più forte in tante zone. In queste attività di sensibilizzazione rientra anche la realizzazione del docufilm “La Grande Sete”, prodotto e realizzato dal giornalista Piero Badaloni che, con la nostra collaborazione, ha voluto focalizzare l’attenzione sulla carenza, la malagestione e la disuguaglianza all’accesso dell’acqua potabile nelle diverse aree del mondo.

Vi muovete quindi su due binari principali: uno incentrato sulla cooperazione e l’altro sulla sensibilizzazione ed educazione.

Esatto, due binari complementari. È fondamentale impegnare risorse ed energie anche sul nostro territorio, in questo caso Modena, per avere la consapevolezza di quale risorsa sia l’acqua. Lo riteniamo un passaggio fondamentale per attuare un vero cambiamento. Il docufilm stesso e gli eventi e i festival che organizziamo o a cui riusciamo a partecipare ci permettono di parlare dei territori in cui operiamo e di parlare di piccole ma concrete azioni che ognuno di noi dovrebbe fare nel rispetto di questa preziosa risorsa. L’educazione e la sensibilizzazione in Italia sono un passaggio fondamentale per fare cooperazione. È, infatti, un modo per far conoscere i territori dove, insieme a referenti locali, lavoriamo per costruire pozzi idrici e soprattutto per far capire che la distribuzione, la gestione e la tutela dell’acqua è responsabilità di tutti.

Hai parlato di referenti locali: ci puoi raccontare qual è l’iter di un progetto? In che modo viene scelto il posto dove operare?

Agli inizi è stato fondamentale l’aiuto dei referenti locali della Caritas o dei missionari che alcuni di noi conoscevano personalmente. Questo ci ha permesso di poter individuare le esigenze e i bisogni su cui concentrare i progetti. Nel corso del tempo, la visibilità della nostra associazione sul territorio ha portato a un aumento delle richieste, rendendo oggi la selezione più difficile. Il nostro modo di operare, invece, è basato sulla cooperazione con le comunità locali. Questo vuol dire che non ci sono maestranze che partono dall’Italia per costruire pozzi ma, una volta inviati i fondi, il progetto è gestito dalle realtà locali. A loro chiediamo di raccontare e testimoniare i passi della costruzione e di raccogliere tutte le fatture per la rendicontazione. Una partnership basata sulla fiducia. Il nostro contributo però non si limita a mandare donazione nei Paesi: c’è infatti la volontà di vivere quei posti e di toccare con mano i progetti realizzati, di capirne le criticità e di verificarne la manutenzione. Per questo, periodicamente, i nostri volontari vanno in loco a monitorare e a capire insieme ai referenti locali come poter migliorare il progetto.

Siete quindi un’associazione di volontari?

Si, c’è solo un collaboratore in Italia che aiuta nella gestione. Per il resto siamo tutti volontari, senza costi aggiuntivi. Questo perché, nella famosa cena che ha dato il via a “Ho avuto sete”, tutti eravamo d’accordo nel voler realizzare un’associazione che si impegnasse a donare tutto il possibile ai progetti: l’intero ricavato di raccolte fondi o bandi vinti deve essere investito nella realizzazione dei progetti. Come si legge nel nostro sito, il valore totale dei progetti è di 442.588 €, interamente utilizzati per la realizzazione dei 47 progetti ad oggi realizzati.

Lo scorso anno la vostra associazione ha compiuto 10 anni e qualcuno ha voluto farvi un grande regalo.

Si, è stata una notizia inaspettata, ma un grande riconoscimento che ha dato a tutti noi la carica per continuare nel nostro cammino! Papa Francesco ci ha invitato in udienza privata nella sala Clementina, in Vaticano. È stata un’emozione fortissima che ha permesso alla nostra associazione di raccontarsi e di trovare nelle parole del Santo Padre una spinta ulteriore a valorizzare l’acqua, da lui definita come “Sorella Acqua”, e a impegnarci nel nostro piccolo per renderla accessibile a sempre più persone.

 

“Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie” è indicato come 6o obiettivo di sviluppo sostenibile nell’Agenda 2030 dell’ONU. È proprio su questo tema che si è concentrata la Conferenza sull’Acqua 2023 durante la quale è stato sottolineato che il 26% della popolazione mondiale, ossia circa 2 miliardi di persone, non dispone di acqua e il 46%, l’equivalente di 3,6 miliardi di persone, non ha accesso ai servizi igienici di base. Di fronte a statistiche come queste, il lavoro svolto da associazioni come quella modenese assume ancora maggiore importanza.

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