
I “giganti di marmo” che proteggono i pesci

di Chiara Ottaviani
Sui fondali marini della costa d’Argento, nelle acque che bagnano Talamone, in Toscana, si trovano statue di marmo. Questi “giganti di marmo” vigilano le profondità del mare con lo scopo di proteggere i pesci dalle pratiche di pesca illegali, in particolare dalla pesca a strascico.
L’arte e l’amore per l’ambiente si sono incontrati nelle acque della provincia grossetana, dando dato vita a La Casa dei Pesci. Il progetto si pone l’obiettivo di salvaguardare l’ambiente marino installando sui fondali, nell’area che abbraccia il Parco della Maremma da Talamone alla foce dell’Ombrone, 100 blocchi dissuasori di marmo che impediscono le azioni di pesca illegale a strascico, che danneggiano l’ecosistema. Con la collocazione delle statue sul fondale è nato un vero e proprio santuario sottomarino, e i pesci hanno iniziato ad abitare queste sculture.
L’ideatore di questo progetto è Paolo Fanciulli, un pescatore di altri tempi nato e cresciuto sulle scogliere di queste coste, che ha fatto del suo amore per il mare e i suoi abitanti una vera missione. «Per contrastare la pesca illegale ho fatto di tutto» racconta Fanciulli. «Ho bloccato il porto di Santo Stefano, attaccato i pescherecci, uscivo di notte e rovinavo le reti dei pescatori illegali. Nel 2006, grazie ad un progetto regionale Arpat (agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana), ho ottenuto la messa in mare di 800 blocchi di cemento».
Questi blocchi, oggi diventate sculture, hanno un peso specifico dalle 10 alle 15 tonnellate. Posizionandosi nel fondo del mare, tra i 10 e i 20 metri di profondità, ostacolano le flotte di pescherecci che in questa zona praticano la pesca a strascico entro le 3 miglia dalla costa. I pescatori illegali calano lunghe reti in acqua utilizzando quintali di catena, per poi trascinarle con la barca in movimento e devastare così le praterie di posidonia.
Il rammarico di Fanciulli, e di tutti i partecipanti al progetto La Casa dei Pesci, è che a crescere sia l’inconsapevolezza dei danni che la mano dell’uomo arreca all’ambiente. «Ciò di cui non ci rendiamo conto è che è proprio il mare a dare ossigeno alla terra, e noi lasciamo che la pesca industriale devasti le nostre coste rendendoci così i diretti responsabili del cambiamento climatico. Bastano piccoli gesti per preservare l’ambiente e la pesca è uno di questi, perciò iniziamo da qui».
I reati ambientali lungo le coste
Le parole di Fanciulli trovano riscontro non solo per la realtà di Talamone, ma anche a livello nazionale. Da decenni, infatti, il problema dell’inquinamento dei mari e delle pratiche illegali commesse lungo le coste viene denunciato dalle associazioni ambientali. Nel report Mare Monstrum, pubblicato da Legambiente nel settembre 2023, è possibile analizzare come lo scorso anno i reati ambientali commessi lungo le coste sono stati 19.530. Sono stati, inoltre, 3.839 i reati legati alla pesca di frodo nelle regioni costiere, e più di 400 tonnellate di prodotti ittici sono stati sequestrati proprio perché legati a tali reati. Numeri imponenti, che certificano l’impatto dell’illegalità ambientale lungo le coste e nei mari del nostro Paese, e che rendono ancor più significativa l’iniziativa della Casa dei Pesci e dei suoi custodi di marmo dei fondali marini.
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